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Rocco Cattaneo Consigliere nazionale PLR

DI Andrea Stern

FOTO DI Chiara Zocchetti

Tempo di lettura: 7’51’’

Lo Splash & Spa di Rivera è uno dei pochi parchi acquatici che quest’inverno non avrà bisogno di ridurre la temperatura dell’acqua come misura di risparmio.

«Noi non dipendiamo dal gas - spiega il presidente Rocco Cattaneo -. Già da dieci anni produciamo il 90% del calore con la legna indigena, una fonte sicura, pulita e conveniente». Un’autonomia energetica che il consigliere nazionale PLR vorrebbe sia fatta propria dall’intero Paese.

«Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza dall’estero» afferma.

Signor Cattaneo, non è lei quello che fino all’altro giorno vendeva carburanti?

«Sì, ma ho lasciato l’azienda di famiglia e ho riorientato il mio impegno imprenditoriale».

È un petroliere pentito?

«Non è questione di pentimento. Sono un imprenditore che cerca di guardare in avanti, agli sviluppi dei prossimi 20/30 anni. Ho deciso di investire di più sulle energie alternative e questo già ben prima della guerra».

I carburanti appartengono al passato?

«Non dico questo. I prodotti del petrolio dovranno ancora accompagnarci in questa fase di transizione. Dico soltanto che questo è il momento in cui dobbiamo dare una svolta e aumentare la produzione autoctona».

Le stazioni di servizio hanno un futuro?

«In quanto stazioni di servizio sì, sicuramente. Continueranno a offrire prodotti di ristorazione, beni di prima necessità e anche carburanti, ma non più di origine fossile. La mobilità individuale ci sarà sempre e quindi anche le stazioni di servizio ci saranno sempre».

Quali carburanti immagina in futuro?

«Carburanti prodotti con l’energia solare. Utilizzando l’energia in esubero si può fare l’idrogeno. Poi con un ulteriore processo, assorbendo CO2 dall’atmosfera, si ottengono metano sintetico, metanolo per i motori a scoppio e persino cherosene per gli aeroplani».

Durante l’ultima sessione parlamentare è stata approvata una sua proposta in tal senso.

«Esatto, il Consiglio nazionale ha aderito alla mia mozione che chiede di incentivare la trasformazione in gas sintetici dell’energia solare in esubero. Ed ha pure dato seguito alla mia proposta di sfruttare le discariche e le cave dismesse per realizzare impianti fotovoltaici».

Vuole mettere pannelli solari dappertutto?

«Il fatto è che abbiamo urgentemente bisogno di grossi progetti fotovoltaici. Va bene mettere pannelli sulle case, ma bisogna lavorare anche e soprattutto sulle grandi superfici».

I grandi progetti hanno un grande impatto sul paesaggio e quindi suscitano opposizioni.

«Gli impianti fotovoltaici hanno un impatto molto minore rispetto a quello che hanno avuto altri tipi di impianti. Pensiamo per esempio all’impattodella diga della Verzasca. Gli impianti fotovoltaici invece non toccano né i corsi d‘acqua né la biodiversità».

Dove potremmo realizzarne, in Ticino?

«Io mi limiterei ai luoghi già antropizzati, in modo da non sottrarre ulteriore terreno alla natura. In particolare in altura, nei pressi dei bacini idroelettrici, dove ci sono già tutti i collegamenti con la rete e non occorre costruirne altri».

Ricoprirebbe di pannelli la diga della Verzasca?

«Bisognerebbe vedere l’orientamento, ma altrove è già stato fatto. C’è anche un progetto per la diga del Ritom. Il solare e l’idroelettrico devono essere visti come complementari ».

In che modo si completano?

«Ne abbiamo avuto l’esempio in questa estate secca e soleggiata. Il fotovoltaico ha prodotto tanto, circa il 10% della produzione totale in Svizzera. Chiaramente l’ha fatto nelle ore diurne, facendo sì che di giorno le centrali idroelettriche potessero tenere l’acqua nei bacini».

Non sarebbe stato più semplice mantenere le centrali nucleari?

«Le centrali nucleari ci sono ancora e io spero possano andare avanti a lungo. Il popolo non ha deciso di chiudere le centrali, bensì di vietare che ne vengano costruite di nuove».

La centrale di Mühleberg ha già chiuso.

«Mühleberg ha chiuso perché il gestore ha ritenuto che non fosse più economico investire nella sicurezza. Oggi, con i prezzi attuali, probabilmente avrebbe deciso altrimenti».

Quindi lei è favorevole al nucleare?

«Il problema dell’energia nucleare sono le scorie. Abbiamo tutti visto quanto è difficile trovare un deposito. Però io sono aperto alla ricerca scientifica. Se le centrali nucleari del futuro non dovessero avere questo problema, ben vengano. Il nucleare è un’energia pulita».

Come ci si scalda a casa Cattaneo?

«Con l’olio combustibile».

Ah ecco, con il petrolio.

«Ho un impianto conforme alle norme, perfettamente funzionante. Il giorno in cui dovesse creare problemi, valuterò alternative.Intanto rispetto al gas è molto più sicuro».

In che senso?

«A livello di approvigionamento. L’olio da riscaldamento arriva da tante fonti diverse. Il gas arriva da un solo tubo. Se si chiude quello, è finita ».

Non ha paura di passare l’inverno al freddo?

«Ho l’impressione che si stia facendo un po’ troppo allarmismo. Se si può risparmiare energia, risparmiamola. Se si può investire, investiamo. Ma cerchiamo di restare calmi».

L’anno prossimo ci sono le elezioni federali. Lei si ricandiderà?

«A me interessa molto il tema energetico, perché trovo che siamo di fronte a una sfida epocale, non solo energetica ma soptattutto climatica. Abbiamo l’occasione di investire miliardi per sviluppare qui le energie pulite, invece di continuare a spendere miliardi di franchi per importare energie fossili dall’estero».

Quindi si ricandiderà?

«Mi interesserebbe continuare a lavorare su questi temi a Berna. Ma devo ancora pensarci ».

E alla politica cantonale ci pensa?

«Beh, sono stato presidente del PLRT per cinque anni».

Ma si candiderebbe per il Consiglio di Stato?

«No, penso che non sia il mestiere. In più l’anno prossimo faccio 65 anni».

È ancora nel pieno della forma. Continua a vincere gare in bici.

«Sì, ma con i miei coetanei».

Comunque la lista del PLRT per il Consiglio di Stato è debole.

«Chi ha detto che è debole? Mi sembra presto per giudicare. Vedrà che presenteremo una lista forte».

Obiettivo raddoppio?

«Le ambizioni bisogna averle. Non si corre per restare fermi».

Le piace il nuovo giornale Lib-?

«Sì, è agile e fresco. Una buona base per costruire la comunicazione del partito. Sono contento che abbiamo di nuovo un organo di informazione ».

Quindi lei crede nella carta stampata?

«Sì, leggo molti giornali, soprattutto la domenica, il giorno in cui ho più tempo».

Che idea si è fatto sulle dimissioni del vescovo?

«Non ho capito perché ha chiesto perdono. Per nove anni ha fatto un lavoro onestissimo, ha dato tutto quello che poteva dare. Al momento di andarsene ha aperto il cuore in pubblico. Non ha proprio nulla da farsi perdonare. Piuttosto siamo noi a dovergli dire grazie».

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